De Luca difende il maestro Gergiev e accusa il governo: «Ipocrisia sul concerto, silenzio sui bambini uccisi a Gaza»
Il presidente della Campania interviene sul caso del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev: «Non si attribuiscono responsabilità politiche agli artisti.»
Il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha preso posizione in modo netto in difesa del direttore d’orchestra russo Valery Gergiev, atteso il 27 luglio alla Reggia di Caserta per il concerto inaugurale della rassegna Un’estate da Re. In un lungo intervento trasmesso sulla sua pagina Facebook, De Luca ha definito la polemica sul coinvolgimento del maestro “una vicenda sconcertante”, denunciando quella che ha descritto come “strumentalizzazioni intollerabili”.
Gergiev, 72 anni, è uno dei più prestigiosi direttori d’orchestra al mondo. Guida il Teatro Mariinsky di San Pietroburgo e ha collaborato con il Bolshoi di Mosca. È considerato vicino al presidente Vladimir Putin. Il suo concerto a Caserta, finanziato dalla Regione Campania, vedrà impegnata l’Orchestra Filarmonica del Teatro “G. Verdi” di Salerno, con un programma che include l’Overture da La Forza del destino di Verdi, la Sinfonia n. 5 di Čajkovskij e il Bolero di Ravel.
“Putin è colpevole, ma l’Occidente non è innocente”
De Luca ha espresso parole dure anche contro la gestione del conflitto in Ucraina da parte dei paesi occidentali. “Putin è colpevole, ma l’Occidente non è innocente perché non ha fatto nulla per impedire questa tragedia”, ha detto. Ha poi criticato l’assenza di una strategia chiara per il cessate il fuoco, accusando la NATO e il suo segretario generale Jens Stoltenberg di alimentare una logica bellicista: “La vittoria dell’Ucraina significa guerra mondiale. Noi siamo per una linea di dialogo e per il cessate il fuoco subito”.
“La musica non è propaganda”
Sul caso Gergiev, De Luca ha chiarito: “Abbiamo sempre coinvolto artisti di tutte le nazionalità, anche in conflitto tra loro. Non attribuiamo agli artisti le responsabilità politiche dei governi da cui provengono. La cultura, la musica, la letteratura e il cinema sono linguaggi universali che tengono vivi i valori umani”.
Il presidente ha citato il caso del direttore israeliano Daniel Oren, che dirigerà La Traviata sempre alla Reggia di Caserta: “Non attribuiamo a Oren la responsabilità del genocidio messo in atto dal governo israeliano a Gaza”.
Ha poi posto una domanda centrale al cuore del dibattito: “Chi decide dove finisce l’espressione di un’opinione e dove inizia la propaganda?”. A sostegno della sua posizione, ha ricordato la presenza in Italia di altri artisti russi considerati vicini a Putin, come la soprano Anna Netrebko, il cui ritorno sui palcoscenici italiani non ha suscitato la stessa indignazione, e il pianista Grigorij Sokolov, atteso anch’egli in Italia.
Gaza, la vera emergenza ignorata
Il presidente campano ha poi allargato lo sguardo sul conflitto a Gaza, denunciando il silenzio delle istituzioni e dei media italiani e occidentali: “Ogni giorno muoiono da 70 a 120 bambini, e nessuno dice niente. La difesa dei valori umani vale a 360 gradi, non solo quando fa comodo a chi cerca visibilità”. Ha definito “vergognosa e intollerabile” la disparità di attenzione tra il caso Gergiev e i massacri in Medio Oriente.
Nel suo affondo, De Luca ha anche richiamato la responsabilità dell’Unione Europea, che “non ha approvato nemmeno un documento di condanna a Israele”, e ha definito “del tutto inadeguata” la posizione espressa dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni dopo il bombardamento israeliano di una chiesa cattolica: “Una dichiarazione che sicuramente avrà terrorizzato Netanyahu”, ha commentato con sarcasmo.
“Ipocrisia e doppio standard”
De Luca ha concluso con un attacco diretto al governo Meloni, denunciando una gestione ipocrita della politica estera e culturale: “Meloni accompagna un criminale di guerra come Almasri in Libia con tutti gli onori, ma si indigna per Gergiev”. Ha paragonato l’attuale clima a quello del Minculpop fascista, ribadendo che in Campania “non si interferisce con le scelte artistiche”.
La riflessione finale, amaramente ironica, torna sul direttore libico Almasri: “La prossima volta dirò al direttore artistico di chiedere l’autorizzazione ad Almasri”.
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