Gaza, sangue e fame: oltre 100 morti in un solo giorno. Colpiti civili in attesa di aiuti umanitari
Il 19 luglio è stata un’altra giornata di sangue nella Striscia di Gaza, dove oltre cento palestinesi sono stati uccisi in attacchi israeliani.
È salito ad almeno 104 il numero dei palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza a seguito degli attacchi dell’esercito israeliano nella giornata del 19 luglio. Lo riferiscono fonti ospedaliere locali, secondo le quali oltre 100 persone sono rimaste ferite. Tra le vittime, almeno 37 civili si trovavano nei pressi di centri di distribuzione di aiuti umanitari, in attesa di ricevere cibo.
Secondo quanto riferito dalla protezione civile di Gaza, gestita da Hamas, i colpi di arma da fuoco sarebbero stati sparati nei pressi di due centri di aiuti nel sud della Striscia. In particolare, 22 persone sono morte nei pressi di un centro a sud-ovest di Khan Younis e altre quattro a nord-ovest di Rafah. Altre tre persone sono state uccise nel quartiere di Zeitoun, a sud di Gaza, a seguito di due raid aerei.
Sempre secondo il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, il bilancio dall’inizio della guerra – scatenata dall’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 – è arrivato ad almeno 58.765 morti e 140.485 feriti. Soltanto dalla fine di maggio, secondo Al Jazeera, 900 persone sarebbero state uccise mentre aspettavano la distribuzione di cibo.
La strage del 19 luglio ha colpito anche l’ospedale Nasser di Gaza, che ha ricevuto 35 corpi in seguito a una sparatoria avvenuta nei pressi di un sito della Gaza Humanitarian Foundation (GHF) a Rafah. Il direttore dell’ospedale, Atef al-Hout, ha parlato di “un numero senza precedenti di vittime in pochissimo tempo”, segnalando gravi carenze di personale, attrezzature e medicinali. I medici, riferisce il ministero, stanno osservando un aumento dei decessi legati alla fame e alla malnutrizione.
Secondo testimoni e fonti locali, l’esercito israeliano avrebbe circondato l’area di Al-Tina Street, dove migliaia di persone si erano radunate per raggiungere un punto di distribuzione alimentare, e avrebbe aperto il fuoco sulla folla, causando vittime anche tra bambini e adolescenti.
Tuttavia, la versione ufficiale dell’esercito israeliano (IDF) è diversa: “Dei palestinesi si sono avvicinati alle nostre forze a Rafah in modo tale da costituire una minaccia”, si legge in un comunicato. Le truppe avrebbero prima intimato di allontanarsi, poi sparato colpi di avvertimento. L’episodio, secondo l’IDF, si sarebbe verificato a un chilometro dal punto di distribuzione più vicino e durante la notte, quando il centro non era operativo. Inoltre, l’esercito afferma di aver colpito circa 90 obiettivi a Gaza in operazioni aeree e terrestri, con lo scopo di eliminare terroristi e infrastrutture militari di Hamas.
Anche la Gaza Humanitarian Foundation ha precisato che gli spari sono avvenuti lontano dai suoi siti e prima dell’orario di apertura.
Negoziati a Doha: ostaggi e tensioni
Sul fronte diplomatico, si continua a trattare a Doha per una possibile tregua. Durante una cena con parlamentari repubblicani, l’ex presidente Donald Trump ha annunciato l’imminente rilascio di altri dieci ostaggi da Gaza, dichiarando: “Abbiamo recuperato la maggior parte degli ostaggi. Ne avremo altri dieci molto presto, e speriamo di concludere tutto rapidamente”.
Il piano negoziato dagli Stati Uniti prevede una tregua di 60 giorni in cambio del rilascio di dieci ostaggi vivi e della restituzione dei resti di altri diciotto. Ma i negoziati restano complessi. Il portavoce delle Brigate Ezzedine al-Qassam, Abu Obaida, ha accusato Israele di voler un “accordo globale” che comprenda il rilascio simultaneo di tutti gli ostaggi, mentre Hamas preferirebbe una soluzione progressiva.
Da parte israeliana, si sostiene che Hamas non stia facendo progressi sull’equilibrio tra numero di ostaggi liberati e prigionieri rilasciati. Tuttavia, secondo un diplomatico arabo citato da fonti coinvolte nella mediazione, Hamas avrebbe ritirato il veto sulla discussione dello scambio ostaggi-prigionieri dopo aver ricevuto da Israele mappe aggiornate del ritiro parziale delle forze israeliane durante la tregua.
I negoziatori israeliani restano in Qatar, mentre un’altra delegazione è al Cairo per discutere delle modalità di invio degli aiuti umanitari in caso di cessate il fuoco.
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